1880年代の首都ローマの近代化とダヌンツィオの唯美主義
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概要
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Gabriele D'Annunzio si trasferisce a Roma nell'autunno del 1881, nel periodo in cui la citta, fino a dieci anni prima circondata da un paesaggio bucolico, va trasformandosi in metropoli ed e pervasa dalla cosiddetta "febbre edilizia". Vari scritti dannunziani testimoniano alcuni aspetti del fervore di rinnovamento della capitale, ed e molto interessante esaminarli, sia per conoscere l'atmosfera della citta alla fine dell'Ottocento, che per indagare il modo in cui le descrizioni subiscono un mutamento nell'ottica dell'autore. In questo lavoro si prendono in esame gli scritti riguardanti la modernizzazione della citta e le osservazioni in essi contenute. Nelle cronache mondane del giornale romano <<La Tribuna>>, D'Annunzio fa riferimento alla nuova Roma, per esempio in occasione dell'apertura del Teatro Drammatico Nazionale. I giudizi del cronista sulle costruzioni moderne sono generalmente severi, a causa della volgarita di esse, se messe a confronto con la bellezza dell'architettura del passato. Egli fa riferimento anche ai lavori in corso qua e la per la capitale, scrivendo che Roma sta diventando "la citta delle demolizioni". A quel tempo, infatti, palazzi, chiese e ville vanno scomparendo per essere sostituiti da nuove costruzioni o nuovi quartieri. Simbolica in tale contesto e la villa Boncompagni-Ludovisi, che si estendeva tra la Porta Pinciana e la Porta Salaria e che viene in gran parte venduta e lottizzata nel 1885 per costruire un nuovo quartiere, includendo via Veneto. Poco prima dell'inizio dei lavori, il poeta dedica alla villa il sonetto intitolato Horti Ludovisii e la menziona anche nelle cronache, deplorando la scomparsa della Bellezza. Questo atteggiamento si accentua ne Il piacere, il primo romanzo scritto da D'Annunzio dopo aver lasciato la redazione de <<La Tribuna>>. Nel romanzo, ambientato a Roma tra 1884 e 1887, anche se le vicende non si svolgono cronologicamente, viene descritto "il grigio diluvio democratico odierno, che molte belle cose e rare sommerge miseramente" e vi viene espresso il grande amore per la Roma barocca, che ha il suo centro in Piazza di Spagna. E proprio vicino alla Piazza, nel Palazzo Zuccari, lo scrittore sceglie, forse simbolicamente, di collocare la residenza del protagonista, il conte Andrea Sperelli. La Roma moderna in fase di costruzione non entra in scena se non per alcuni riferimenti, tanto da far supporre che l'autore voglia deliberatamente ignorarla non ammettendovi la presenza di alcuna bellezza. Parla, invece, delle ville patrizie che nel nuovo sistema postunitario subiscono danni: ad esempio una villa dove Andrea aveva passeggiato con Elena riporta alla mente del protagonista Villa Ludovisi, destinata a scomparire. E la villa Sciarra sul Gianicolo, dove ha luogo il duello tra Andrea e un amico, e "gia per meta disonorata dai fabbricatori di case nuove". La villa apparteneva al principe Maffeo Sciarra II, proprietario de <<La Tribuna>> e mecenate del poeta. Questa presa di posizione e certo da ricercare nel fatto che l'estetismo e l'asse del romanzo e la bellezza e vista come minacciata dalla modernita. Tuttavia, mentre nel romanzo l'ottica si identifica piuttosto con quella dell'aristocrazia, in un momento successivo D'Annunzio guarda la situazione sociale romana in modo piu distaccato. In un articolo su <<La Tribuna>> del giugno 1893, evoca l'atmosfera della "febbre edilizia" dicendo che "sembrava che soffiasse su Roma un vento di barbarie" e torna a menzionare gli argomenti trattati in passato. In questo momento, tuttavia, rappresenta in modo piu comprensivo il cambiamento della condizione della Bellezza, riflettendo che la lottizzazione delle ville e in rapporto con la decadenza della classe aristocratica e facendo riferimento alla volgarita della nuova Roma. Inoltre, a proposito della propria attivita giornalistica passata, esprime la sua posizione affermando di aver combattuto contro la volgarita della modernita per sostenere "i diritti della Bellezza inutile e pura". Si potrebbe dire che egli abbia acquisito questa nozione in se stessa attraverso le esperienze romane, infatti l'ambiente del giornalismo assai attivo della Roma capitale gli ha offerto nuove possibilita e la sua esperienza come giornalista lo ha condotto a scrivere il romanzo Il piacere. Con il successo del romanzo e la comprensione piena della potenza dei mezzi di comunicazione, egli entra in una nuova fase, dichiarando di essere un artista che combatte per la Bellezza. Anche in un articolo del 1892 pubblicato sul giornale napoletano <<Il Mattino>>, D'Annunzio parla dei "nuovi nobili", riferendosi agli artisti e agli intellettuali. Riteniamo che sia possibile concludere che la modernizzazione della capitale abbia reso ancor piu distinto l'estetismo dannunziano, in quanto l'autore, nel percepire la decadenza della classe a cui apparteneva la Bellezza, trova in queste circostanze la possibilita di divenire, in quanto artista, un nuovo difensore della Bellezza.
- 2011-10-15