政治的神話の形成と展開 : コッラディーニ、ヴォルペ、クローチェにおけるクリスピ像
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概要
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In questo articolo si prende in esame la figura di Francesco Cripsi attraverso tre autori del periodo dell'Italia liberate e fascista: lo scrittore Enrico Corradini (1865-1931) e gli storici Benedetto Croce (1866-1952) e Gioacchino Volpe (1876-1971). Il primo, figlio di piccoli possidenti, ebbe occasione di osservare direttamente la vita degli emigrati italiani in Sudamerica. Il secondo, appartenente ad una famiglia di grandi proprietari terrieri, si distinse per la sua alta cultura. Il terzo, invece, nato in una famiglia meno abbiente rispetto agli altri due, divenne un grande storico. Il primo a descrivere Crispi fu Corradini nel suo romanzo Guerra lontana (1911). Qui il <<ministro>> appare come un eroe triste che prosegue la guerra coloniale, la fallisce, perde il sostegno del popolo italiano e abbandona la carriera politica. L'autore, attraverso i suoi personaggi, un <<poeta>> e un <<giornalista>>, trasmette ai lettori l'idea nazionalistica, ispirata dal <<ministro>>. Tale idea, tramite il <<giornalista>>, viene successivamente fusa con il sindacalismo nella Patria lontana (1910). Anche Croce rappresenta Crispi con simpatia, difendendolo dall'accusa di <<megalomania>> scagliatagli contro dal giornalismo evidenziando, nella Storia d'Italia dal 1871 al 1915, il suo lato <<illuministico>>. Oltre a questa difesa, il filosofo napoletano ne apprezza l'azione di politica interna, come la riforma della legge comunale e provinciale e il nuovo codice penale. Nonostante cio, Croce definisce il periodo crispino un fallimento politico e apprezza l'eta giolittiana, non potendo chiudere gli occhi sull'impresa d'Africa e sulla <<lotta di sterminio contro il socialismo>>. Volpe, invece, accetta la parola <<megalomania>> dandole in varie occasioni un'interpretazione positiva. Una di queste riguarda l'idea risorgimentale di Crispi: unire i sette paesi d'Italia e trasferire la capitale da Torino a Roma. Volpe critica Croce in modo molto severo. Nella sua Italia in cammino (3゜ed. 1931) afferma: <<La Storia d'Italia di Benedetto Croce non ha risposto all'attesa, forse di nessuno>>, si rivela artificiosa e inadeguata a creare un'immagine <<genuina>> dell'Italia d'allora. Crispi vi appare solo come uno dei <<disturbatori e deviatori>>, mentre fu in realta in grado di creare il governo a cui tutti gli italiani aspiravano. Volpe, descrivendo il periodo tra il Risorgimento e la prima guerra mondiale, invece di evidenziare l'eta giolittiana, pone l'accento sul periodo crispino come ad <<un nuovo orientamento di rapporti economici e di politica economica>> o addirittura come <<un nuovo e piu sostanzioso Risorgimento>>. La storia d'Italia di Volpe e quasi la versione rovesciata di quella di Croce. Per Volpe la politica tentata da Crispi non deve essere dimenticata ma proseguita e ripresa. L'Italia deve seguire ideali originali, ma non quelli illuministici, tanto e vero che Volpe apprezza Crispi per aver respinto proprio quei principi. Nel Francesco Crispi (1928) Volpe cita le parole del politico siciliano: <<La rivoluzione francese ci schiaccia>>: per il politico siciliano quegli ideali, ancora troppo presenti nello spirito degli italiani, impedivano loro di andare avanti. Volpe, ispirandosi alle idee di Crispi, concepisce il Risorgimento come qualcosa di profondamente diverso dagli ideali illuministici: il Risorgimento e collegato con il fascismo tramite l'immagine di Crispi, esaltato come primo uomo di governo a nutrire grandi ambizioni per il suo paese. I suoi principi, per lo storico abruzzese, furono fonte di ispirazione per i fascisti, unico "popolo" in grado di capirlo a fondo e seguirlo. Volpe vede nel fascismo il perfezionamento del Risorgimento e il proseguimento degli ideali cercati da Crispi. Le opere dei due storici si differenziano anche per il periodo analizzato. Croce non si sofferma a raccontare la storia del primo dopoguerra, al contrario di Volpe, che esamina i movimenti extraparlamentari e i pensieri nazionalistici di quel periodo. Ne Lo sviluppo storico del fascismo (1928), Volpe concepisce il fascismo come realizzazione del sindacalismo nazionale, che organizza il popolo italiano tramutandolo, attraverso i sindacati, in produttori dello stato e Mussolini come <<la nuova glorificazione di Francesco Crispi>>. Cio che si nota e che questa logica, inserita nel racconto storico di Volpe, concorda con quella nei due romanzi politici di Corradini. Trascurando le tendenze politiche, Corradini e Volpe, rispetto a Croce, dimostrano di aver avuto la vista piu ampia che ha permesso loro di osservare la complessita del popolo italiano in modo piu approfondito.
- 2009-10-17