ダンテの言語論におけるラテン語と俗語
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概要
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11 pensiero Iinguistico di Dante clr caratterizzato, innanzi tutto, da una impostazione teorica in cut 11 latino e 11 volgare si oppongono. Pur essendo fondamentale nella sua teoria, questa opposizione non e storicamente sempre rigida, come eereher6 di dimostrare in questo ?nio lavoro. Infatti, anche nella tessitura stilistica che vediamo nelle opere xzolgari di Dante, si intravede subito la ricchezza, sia lessicale che rnorfologira, dei vari dialetti italiani a lui contemporanei, e si palesa la sensibility del Poeta per le varianti linguistiche. Si tratta di un contrasto ehe non si lirnita ad essere un contatto Era le due hngue, ma che comprende anche un eontatto Era diversi ntondi culturali, eioe Era le diverse esperienze Ietterarie del Sommo Poeta. Per approfondire i punti suggeriti sopra, esamino l'idea di latino e quella di volgare net Convivio e soprattutto net De vulgari eloqucantia, notando che c'e una eerta differenza Era queste due opere eronologicamente parallele. Net Convivio, la lingua volgare, oltre ad essere "la lingua di si" che ! un concetto a base linguistica, e anche la lingua degli "ill'itterati", concetto questo a base storico-sociologica. Invece, net De vulgari eloquentia, il volgare e addirittura "lingua 'tnaterrta", sebbene la sua forma sia smarrita nella seTva dei dialetti italiani. Per quanto riguarda il Iatino, Ie due opere presentano aspetti diversi. [V1entre net Convivto "latino" sea ad indicare la lingua latjna, net De 'oulgari eloquentia Dante usa 11 termine "grarnatica" che indica si la lingua Iathta, ma potrebbe anehe indicare tma delle sette arti liberali, una diseiplina. Considerata tale diserepanza linguistica, Era le opere e a voile fin dentro i singoTi trattati, possiamo dire ehe l'opposizione Era le due lhtgue non e netta ma piena di sfumature. Non sempre facile capire bene le quattro caratteristiche dcrl "taolgare illustre" ("ill'v,stris", "car'dinalis", "aul'i,cus", "curialis:") del De vulgari eloquentia (capitoli TO-19 del primo libro), senza un'interpretazione approfondita. Soprattutto la quarta "curialis" e il punto su cut si carica la piu forte tensione. Analizzando la modalita retorica dei brani considerati, eredo di aver dimostrato Ia possibilita di una lettura piu chiara nonche la possibihta di una pluralita interpretativa. In breve, l'aggettivo "curialis" non e derivato da sostantivi come "curialitas" o "curia"', si tratta bensi di una figura etimologiea aggiunta dopo per dare I'apparenza di una trattatistica. Questa mia e una mera ipotesi, ehe per6 ha almeno un vanLaggio, che e quello di permettere di capire meglio Ia differenza Lra euriale e aulico. Con questo tipo di analisi, eredo di aver dimostrato ehe anche 11 "vulgare illustre" c' Ia conseguenza di una premessa astratLa. 11 nodo del problema e il concetto del latino nella prospettiva linguistica di Dante, nelTa sua poesia e soprattutto net Convt'oio e net De 'oulgari eloquentia. IT volgare era la presenza dei vari dialetti italiani cosi come Dante 11 vedeva. 11 latino, perk, e, come suggerisce Nencioni, una somma di due tradizioni: quella del latino classico e quella del latino medievale. Ne consegue che il contrasto Era le due lingue (' basato su una valtttazione di Dante in quanto poeta-Leorico, urn confronto rafforzato dall'astrazione che ne deriva, sicche la bipartizione "latino-volgare" prepara un vuoto semantico in eui giocano le idee filosofiche e poetiche del Poeta, vale a dire un nuovo spazio aperto al futuro in cut riaffiora 11 volgare 倆bile.
- 1999-10-20