イタリアの退廃主義文学における子供の意味 : パスコリ、コンティ、ダンヌンツィオの比較を通じて
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概要
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Il fanciullo come ideale d'artista, il quale trae la sua origine dal romanticismo europeo, torna alla ribalta nel decadentismo italiano. Nella dedica del Piacere (1889) D'Annunzio parla del fanciullo: <<insieme con le mie pagine cresceva la cara vita del tuo figliuolo. [...] le piccole calcagna rosee, dinanzi a te, premano le pagine dov'e rappresentata tutta la miseria del Piacere>>. E rilevante che la rinascita dalla decadenza sia gia affidata al fanciullo. Nel decadentismo italiano, il motivo predominante e la rinascita sociale e spirituale, come implica il titolo stesso della <<Cronaca bizantina>>, fondata a Roma nel 1881. Il contrasto fra la decadenza e la rinascita viene descritto in modo piu drammatico dal D'Annunzio nel Proemio del <<Convito>>, fondato a Roma nel 1895. Ma nel <<Marzocco>>, fondato a Firenze nel 1896, l'arte e la societa, considerate indissolubili nel <<Convito>>, cominciano a separarsi. Delusi dal fallimento dell'espansionismo crispiano e del positivismo, gli artisti tendono all'introspezione, abbandonando gli impegni sociali. Quindi, nel 1897 Pascoli pubblica sul <<Marzocco>> i Pensieri sull'arte poetica, che inizia con la seguente frase: <<E dentro di noi un fanciullino>>. Pascoli modella il fanciullino sul Leopardi, per il quale il ricordo e la ricca fonte della creazione poetica. Il fanciullino pascoliano abbonda di immaginazione, come sostiene Leopardi in Ad Angelo Mai. Ma nel Pascoli non si trova il fanciullo come simbolo della natura spietata, che Leopardi raffigura nella Palinodia al marchese Gino Capponi. Fra le varie carattenistiche del fanciullo leopardiano, Pascoli adotta solo quelle a lui piu congeniali. D'altra parte, Pascoli concentra nel suo fanciullino la sua antipatia verso il superuomo dannunziano. Per esempio, nel Fanciullino (1903), ossia la versione ampliata dei Pensieri sull'arte poetica, aggiunge: <<per la poesia la giovinezza non basta: la fanciullezza ci vuole!>> per non farsi confondere con D'Annunzio. Pascoli, inoltre, nega la poetica dell'invenzione, la quale e la vera essenza dell'arte dannunziana, aggiungendo nel Fanciullino: <<Il nuovo non s'inventa: si scopre>>. Pascoli si mostra benevolo con D'Annunzio chiamandolo <<fanciullo prodigioso>> nella premessa dei Poemi conviviali (1904), ma cova dei sentimenti complessi verso questo suo rivale; il che e decisivo per la formazione del fanciullino. Conti precede Pascoli trattando il fanciullo come l'artista ideale nell'Introduzione ad uno studio su Francesco Petrarca (1892) e nel Giorgione (1894), del quale D'Annunzio scrive la recensione sul primo numero del <<Convito>>. La teoria contiana del fanciullo, densa di religiosita, attinge l'idea dagli scritti di Schopenhauer, Carlyle e Ruskin. Nella Beata riva (1900) Conti dimostra la sua dipendenza da Carlyle di On Heroes and Hero-Worship, dicendo: <<Il libro della natura e aperto dinanzi agli occhi di tutti; ma non e dato leggerlo se non ai bambini, ai poeti, e agli eroi>>. Suggestionato da questo rapporto eroe-fanciullo, D'Annunzio paragona Garibaldi ad un fanciullo nella Notte di Caprera (1901): <<Apre cosi le braccia la Natura / subitamente al buono figliuol suo / [...] / E il figlio a lei cosi volge dischiusa / la sua divina anima di fanciullo>>. Per la diffusione della poetica del fanciullo in Italia, il ruolo svolto da Conti ha una grande importanza. Nella famosa scena della convalescenza del Piacere, dove e facile ravvisare l'influenza della filosofia schopenhaueriana, D'Annunzio descrive la mistica poeticita del protagonista come un ritorno alla fanciullezza. Tuttavia, nelle opere successive, improntate dalla filosofia nietzschiana del giovane superuomo, il fanciullo sparisce, per riapparire nella Gioconda (1899) nella forma di un personaggio fanciullesco: la Sirenetta. Questa creatura <<semplice e candida che puo insegnare le cose eterne>> assomiglia al fanciullo di Pascoli e di Conti. Ma il fanciullo di D'Annunzio ha anche il carattere attivo e autoaffermativo del fanciullo di Nietzsche, del quale la miglior incarnazione e Stelio, il protagonista del Fuoco (1900). Questo eroico poeta che, in tanta decadenza sociale e spirituale, si sforza di realizzare il mondo ideale, conserva in se la piu preziosa qualita del fanciullo: la spontaneita. Grazie alla poetica del fanciullo D'Annunzio raggiunge uno dei suoi vertici artistici nell'Alcione (1904), permeata di innocenza e piena di meraviglie. Il fanciullo, posto all'inizio della raccolta, spiega sinteticamente il mondo alcionio, simile a quello pastorale di Pascoli. Ma c'e una differenza fondamentale: mentre il fanciullo di Pascoli sta dentro al poeta, quello di D'Annunzio agisce al di fuori del poeta. E la correzione dell'autografo (<<innumerevole>> invece di <<inconsapevole>>) rivela la volonta di D'Annunzio di differenziare il suo mondo fertile da quello piu ingenuo del rivale. D'Annunzio conclude Il fanciullo ribadendo che la sua vera vocazione e la lotta: <<E ti vedro diverso! / Gittato avrai le canne, / intento a farti archi da saettare / col legno della flessile avellana>>. I tre letterati analizzati in questo articolo hanno in comune la coscienza della crisi dei valori umani. Da buon socialista, Pascoli diffida della societa borghese - capace solo di speculare e sfruttare gli uomini in modo disumano - e le contrappone il mondo del fanciullo. Dal punto di vista del filosofo, Conti critica invece lo spirito scientifico, certamente atto ad indagare in profondita ma non ad apprezzare l'arte, affidando cosi al fanciullo la comprensione totale dell'umanita. Indignato dalla democrazia depravata di cui non si fida piu nessuno, D'Annunzio nutre speranza nella traboccante vitalita del fanciullo. Per tutti e tre questi letterati decadenti, dunque, il fanciullo e un simbolo e un denominatore comune; ed esso per loro rappresenta una rinascita, un ritorno alla bonta originale dell'uomo.
- 2012-10-16
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